Il 12 aprile 1943 la città di Cosenza subì un bombardamento in pieno giorno, con le conseguenze che ancora oggi accompagnano queste azioni militari: distruzioni di case e infrastrutture, decine di morti tra la popolazione civile. Nel centro storico viene distrutto il seminario arcivescovile e subisce danni anche il Duomo.
Dopo il bombardamento chi può abbandona la città e cerca rifugio nei paesi vicini, già invasi di sfollati provenienti anche da altre regioni. Seguiranno altre incursioni, altri morti e distruzioni.
Complessivamente la Calabria fu oggetto di circa duecento incursioni aeree, fino al settembre 1943, quando in soli dieci giorni gli anglo-americani occuparono la regione. Limitandoci a Cosenza, riportarono gravi danni anche la Biblioteca Civica, il teatro Rendano, la chiesa della Riforma. E tante abitazioni. Alcuni ordigni inesplosi sono ricomparsi nei decenni successivi, ancora nel 2015 a via Popilia fu necessario disinnescarne uno, con l’intervento del Genio militare. Progressivamente sono stati cancellati o rimossi i resti degli edifici colpiti, che per molto tempo hanno caratterizzato alcune zone della città. Fino a quella tragica primavera la Calabria non era mai stata un obiettivo importante. Ma in quei mesi le truppe alleate, dopo la conquista della Libia italiana, stavano organizzando lo sbarco in Sicilia, per dare un colpo definitivo al regime fascista e portare la guerra in Europa, aprire un altro fronte, attaccare da sud la Germania nazista.
Il bombardamento del 1943 su Cosenza in un libro
Roberta Fortino, autrice del volume 1943 Cosenza bombardata …e la morte arrivò dal cielo, ricorda nella dedica suo zio che la salvò quando, da bambina, la vide giocare con un ordigno nei pressi di casa. Come accade ancora oggi ai bambini che vivono in zone di guerra. Perché le guerre lasciano tracce lunghe e dolorose. A distanza di ottant’anni la pubblicazione di 1943 Cosenza bombardata…e la morte arrivò dal cielo (editoriale progetto 2000) è quanto mai opportuna. La memoria collettiva non disponeva finora, infatti, di una narrazione adeguata agli eventi.
Il volume offre molti documenti, alcuni tratti da pubblicazioni estemporanee e difficili da reperire, altri pubblicati per la prima volta e di particolare interesse. Come le testimonianze, tradotte per la prima volta in italiano, dei piloti americani alla guida dei bombardieri, che offrono una prospettiva nuova alla ricostruzione dei fatti.
Altre carte inedite provengono dall’archivio dell’Associazione nazionale vittime civili di guerra. Ciò conferma che le strade della ricerca storica sono molteplici e tortuose. E, per quanto riguarda la storia recente di Cosenza e della Calabria, decisamente poco battute ed esplorate.
Storia e sentimenti
Sui libri di storia difficilmente si trova narrata la fatica della ricostruzione, della vita tra le macerie, dell’attesa di notizie dai campo di prigionia o dal fronte, che intanto si era spostato sempre più a nord, tagliando fuori migliaia di soldati calabresi dalle proprie famiglie. Nemmeno l’allegria assurda dei superstiti e il desiderio di ricominciare a vivere trovano spazio nelle pagine degli studiosi, che non considerano i sentimenti degni di attenzione.
Elsa Morante ha dedicato una delle sue ultime fatiche, La Storia, proprio alla vita delle persone più umili, in quei drammatici anni. E ha immaginato la prima parte del romanzo proprio a Cosenza, collocandovi la vita ordinaria di una famiglia modesta.
La memoria ufficiale, invece, si affida alle commemorazioni periodiche, alle targhe, alle lapidi, di cui in questo libro si raccontano con molti particolari le tappe, fino alla realizzazione nei luoghi dove sono ancora oggi visibili.
Una scheda particolareggiata ricostruisce anche la storia paradossale, tipicamente calabrese, del monumento alle vittime di Cesare Baccelli, andato “perduto” durante uno spostamento all’interno di un cantiere. Una pagina di valore simbolico, non isolata, dato che sono note gustose analoghe vicende, relative ad altri monumenti smarriti, evaporati nel cielo azzurro. Lo stesso cielo in cui si allontanavano gli aerei americani, dopo aver seminato morte e distruzione.