I Sarti Volanti di Annarosa Macrì atterrano a Villa Rendano

Una storia di amore e morte nel nuovo romanzo della giornalista Rai. Lo ha presentato un parterre al femminile in occasione degli incontri promossi dalla Fondazione Giuliani

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Proseguono gli incontri di Villa Rendano promossi dalla Fondazione Attilio e Elena Giuliani.
Al riguardo, il 29 marzo si è svolta la presentazione di Sarti Volanti (2023), il quarto libro pubblicato dalla giornalista Annarosa Macrì per i tipi di Rubbettino.
Un parterre tutto al femminile per raccontare (ovviamente senza spoiler) un romanzo esistenziale.

Un parterre in rosa

La vecchia gloria della Rai e storica collaboratrice di Enzo Biagi, è stata accompagnata, per l’occasione, da Antonietta Cozza, giornalista e consigliera con delega alla Cultura del Comune di Cosenza, Livia Blasi, anchorwoman del Tg3 Calabria, e dalla dirigente scolastica Mariella Chiappetta.
Una piccola nota è obbligatoria: Sarti Volanti è un libro al femminile ma non un libro rosa.
Intendiamoci, parla anche d’amore, ma non cerca l’impatto sentimentale. E parla soprattutto di quel complesso dramma che è la vita, letto nella controluce del rapporto tra madre (la sarta Rosa) e figlia (Amélie).

Da sinistra: Antonietta Cozza, Livia Blasi, Annarosa Macrì, Mariella Chiappetta

Storie parallele

Per citare un vecchio successo degli Audio 2, si potrebbe parlare di “Specchi Riflessi”: le vicende di Rosa, che ripara abiti, e di Amélie, studentessa che invece corregge tesi, sono due parallele, che si richiamano di continuo e, appunto, si riflettono a vicenda. Ma, come da definizione, non si incrociano.
Anzi, spiega Macrì, il romanzo è volutamente un po’ “sfilacciato” e “smagliato”, per dare al lettore il ruolo più attivo di interprete. Cioè, per restare nella metafora, di “sarto”.

L’ispirazione

I sarti volanti sono gli eredi di una tradizione “umile”: non confezionano gli abiti, come i loro colleghi più griffati, ma li riparano.
Qui e lì sopravvivono alcune botteghe specializzate. Ma, soprattutto nelle grandi città, è emersa una forte concorrenza: gli immigrati (soprattutto indiani e bengalesi) che, armati di forbici, ago e filo, riparano i tessuti just in time nelle loro bancarelle più o meno improvvisate e a prezzi stracciatissimi.
Riparare una storia, quella raccontata da Macrì, o ricucire un abito sono cose simili e diversissime allo stesso tempo: la vita diventa racconto logorandosi, così come i tessuti si consumano e strappano a furia di essere indossati. Anzi: più li si indossa, più li si rovina.

Il dibattito

Niente spoiler, si è detto. E va dato atto alle tre relatrici di ver mantenuto la parola: si sono trattenute a stento dal raccontare il romanzo.
Semmai, ci hanno girato attorno: si sono focalizzate sui dettagli e hanno lanciato, qui e lì, impressioni varie.
Insomma, tutto quel che serve a incuriosire il lettore potenziale e ad arricchire chi ha già letto il libro o lo sta leggendo.
Ed ecco, ad esempio, che Livia Blasi coglie una «ispirazione religiosa», che nobilita una narrazione comunque laica. Ed ecco che Mariella Chiappetta, emozionatissima, parla del binomio amore-morte, tipico di certi filoni esistenziali. Ma soprattutto individua un elemento originale: la narrazione “circolare” su cui si basa Sarti Volanti.

Una conferma

Anche Sarti Volanti conferma che Annarosa Macrì funziona benissimo come autrice di romanzi lontani dal suo brillante approccio giornalistico.
Così è stato per il suo premiatissimo Da che parte sta il mare (2014), così promette quest’ultimo racconto avvincente. Non resta che leggerlo.

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