Santi, filosofi e vaccari: la Sila di Aghia Sophia

Baldoria e riflessione sull'altopiano. Da Bifo a Rezza-Mastrella passando per la musica e i laboratori di fumetti per adulti e bambini. A pochi chilometri da Lorica

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‘A Sila va capita. Sentirete questo ritornello a Cosenza ogni qual volta si chiama in causa il Gran Bosco d’Italia. È un modo per dire che l’altopiano calabrese non è un posto per tutti, non è il solito divertimento effimero stile “costa tirrenica”, dove – a parte la bellezza universale del mare quando si ha la fortuna di trovarlo pulito – si replicano abitudini e si frequentano le stesse persone incontrate la mattina precedente in città. Insomma, non è la solita minestra. Sulla verità di questa affermazione c’è chi ha qualcosa da obiettare. Io non ho nessun dubbio, invece. Difendo la bellezza di un posto unico, con l’aria più pulita del mondo. Lo dice una ricerca giapponese. I nipponici, come sapete, sono precisi e affidabili. Gli credo sulla fiducia.

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Franco “Bifo” Berardi

Bifo e gli altri

Tutte queste parole per dire che oggi 24 e domani 25 giugno è in programma la terza edizione di Aghia Sophia Fest. Un programma di tutto rispetto: da Franco Berardi, in arte Bifo – agit prop e intellettuale eretico -al talk con la coppia Rezza-Mastrella che dialogherà con l’attore e drammaturgo Ernesto Orrico. Poi musica (tanta), laboratori di fumetti, escursioni, attività per grandi e piccoli. Il programma completo è sulla pagina Facebook del festival.

Da Corazzo a quasi Lorica

Lo scorso anno era a Corazzo, tra i ruderi gioachimiti, oggi Aghia Sophia Fest sbarca nel Parco nazionale della Sila, a pochi chilometri da Lorica. E la possibilità di incrociare quegli splendidi esemplari di cuazzi nivuri, teste nere avvistate in determinati periodi tra quei boschi. Non parlo di giganti della montagna né lupi, ma di prelibati porcini che i cercatori di funghi trovano tra i pini del luogo. Chi va per Aghia Sophia può imbattersi anche in loro se è fortunato. Ma non si avventuri troppo lontano, in quota il rischio di perdersi con facilità è sempre dietro l’angolo. Buona regola applicabile a tutte le latitudini.

Il capitolo “origini” ci porta all’Unical. Giuseppe Bornino, direttore artistico di Aghia Sophia Fest ex aequo con Silvia Cosentino, spiega come tutto ebbe inizio: «In principio fu Il filo di Sophia, collettivo di studenti e studentesse che nel 2008 ha iniziato a fare attività autogestite e poi si è trasformato in associazione culturale partita all’ateneo di Arcavacata e poi transitata al teatro dell’Acquario».

Il lago Arvo

Heidegger in Sila

«Siamo in un territorio particolare, – argomenta Bornino – la Sila Grande. Terra di santi, filosofi e vaccari. Si riesce in maniera serena e tranquilla a isolarsi da impegno, bulimia, performance. La Sila risponde molto di più al principio del piacere che a quello di prestazione per citare Freud e Marcuse. Si fanno delle cose per il pure piacere di farle». Si vede che Bornino è un prof di filosofia. Al liceo di Amantea, sottolinea.
Continua la lezione: «La Sila è un territorio mistico dove il rapporto con il divino, che non è solo di natura religiosa, si sente e si vive. È un posto disseminato di sentieri interrotti come direbbe Martin Heidegger. Ti imbatti in una radura che si apre improvvisamente». Heidegger non poteva sapere che la sua radura si traduce con liberino nel dialetto degli autoctoni come me. Non di rado tra i liberini spuntano proprio i già citati e amati funghi per chi ha occhi e fiuto per scovarli.

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Giuseppe Bornino, co-direttore artistico di Aghia Sophia Fest

Aghia Sophia Fest: baldoria e riflessione

Al fondo Aghia Sophia Fest non è solo quei due giorni di baldoria e riflessione. Bornino sottolinea in una specie di sindacalese condito di ironia: «Vogliamo creare una piattaforma culturale a vocazione silana che rimanga». Sembrano parole di un politico. Non si candiderà, però. Poi spunta fuori la componente antagonista: «La nostra è un’azione di stampo anticapitalistico, non abbiamo come mira il guadagno. Obiettivo è l’emancipazione culturale del territorio. Per noi è essenziale il rapporto gli autoctoni: il commerciante, l’ente, l’istituzione, ma anche il cittadino comune».

E cosa resterà? «Qualcosa di importante» – dice: «Stiamo lavorando al primo ecomuseo dedicato ai diritti sociali». Artisti provenienti da diverse parti del mondo verranno in residenza nella zona di Lorica, dialogheranno con gli abitanti e il paesaggio, realizzeranno opere site specific. Ci crediamo molto. E intanto ci godiamo questi due giorni.

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